Dalla Rio Olimpica ecco una nuova lettera di Matteo Gennari, nostro connazionale da anni residente nella capitale carioca. Dalla sua corrispondenza si scopre sempre qualcosa in più di quanto trapela dalla tv e i giornali, occupati a seguire più i gossip che la cronaca, si vedano i 3 giocatori americani dell’NBA entrati “per sbaglio” in un bordello.. buona lettura!
QUARTA LETTERA DAL BRASILE: Siamo in Guerra
Negli occhi della pazza bionda vestita pesante che dorme sulla panchina nel Bairro Peixoto, io ho visto la morte. Negli occhi del mendicante magro e barbuto, ho visto la gratitudine. Negli occhi del travestito che canta e balla le canzoni di Xuxa, con la parrucca bionda e la minigonna rossa, ho visto l´ansia e la disperazione.
Nella corazzata delle Forze Armate Brasiliane che accompagna noi abitanti, noi turisti, e ci osserva dal mare, tra le isolette, al largo di quella porzione di Oceano Atlantico che ci tocca in sorte qui a Copacabana, io vedo ciò che siamo e ciò che ci aspetta.
Siamo in guerra. Durerà a lungo. Almeno fino al 2050.
Le cause della guerra sono tante.
Io vorrei però dire una cosa: se, invece di pubblicizzare le gesta dei terroristi, i giornalisti scrivessero “Oggi alle cinque del pomeriggio si è esploso il signor Nessuno che viene dalla famiglia del Niente”, se i giornalisti continuassero a soffermarsi sui nomi e cognomi delle vittime, ma non su quelli dei carnefici; se i suicidi carnefici e i loro familiari, se i potenziali uomini bomba del futuro sapessero che il prezzo o la ricompensa per il loro atto sarà l’oblio, la dimenticanza, l’indifferenza, secondo me non si esploderebbero.
Io non credo che a loro interessi il Paradiso, ma la Fama, io non credo che provino sentimenti genuinamente religiosi, ma solo rabbia e odio verso una società che non li accetta. Vogliono essere accettati dalla società occidentale, vogliono essere ricordati dall’Oriente, e per farlo decidono di “apparire”, di diventare famosi, almeno per qualche giorno. E chi non vuole apparire, chi non vuole esibirsi in questo nostro mondo, in questi nostri tempi nei quali i problemi di immagine sono più significativi dell’orda di militari tra le vie di Copacabana, con gli AK 47 bene a vista?
I militari sono in tutte le vie d’accesso al mare, appostati agli angoli delle vie. Pochi chilometri più in là, nel Tunnel Rebouças che unisce la Zona Nord alla Zona Sud della città, continuano però le rapine a mano armata ai danni dei veicoli bloccati da narcos armati fino ai denti… Gli automobilisti sono stati costretti a fuggire (venerdì 30 all’una di notte e sabato 31 luglio alle 9 di sera), abbandonando le auto, le borse… In molti si sono buttati a terra, qualcuno è svenuto tra le pallottole vaganti (per fortuna non ci sono stati morti) sotto gli occhi dei turisti increduli.
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di Matteo Gennari: un professore di italiano nato a Milano e ora residente a Rio de Janeiro. Da poco ha pubblicato un nuovo romanzo ambientato proprio nella città olimpica, COME PERDERE L’ANIMA, acquistabile online dai principali negozi.